Regime dei minimi vecchio e nuovo: quale conviene

  • 12/12/2014
  • Ancora pochi giorni e poi l’attuale regime dei minimi, quello con l’imposta sostitutiva al 5%, sarà mandato in soffitta e sostituito con il nuovo regime dei minimi che prevede l’imposta sostitutiva al 15%, una soglia di ricavi più bassa (15mila euro per professionisti) e la forfetizzazione, cioè l’applicazione di una percentuale predeterminata in base alla categoria di appartenenza.
    Proprio in virtù di questo passaggio da un regime ad un altro, sono in molti a suggerire per chi avesse intenzione di aprire una Partita Iva sfruttando i minimi, di farlo entro la fine dell’anno. Conti alla mano, infatti, l’attuale regime dei minimi garantisce dei vantaggi rispetto a quello che sarà applicato a partire dal prossimo anno e potrà essere mantenuto fino alla sua naturale scadenza (5 anni o compimento dei 35 anni di età).
    Ma vediamo con un esempio che tipo di differenza passa tra i due regimi dei minimi: seguendo un’analisi de Il Sole 24 Ore, prendiamo un professionista di 30 anni con Partita Iva, 10.500 euro di compensi, 2.500 euro di costi e 758 euro di contributi versati. Con il regime attuale andrebbe a pagare 1.120 contributi compresi, mentre con le nuove regole la cifra salirebbe a 1.460 euro: in pratica con l’attuale regime dei minimi si risparmierebbero nel caso specifico circa trecento euro l’anno.

    REDAZIONE GIORNALISTICA IMPIEGO.EU
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