Lavoro, via l’articolo 18: ma chi licenzia perde gli incentivi

  • 23/09/2014
  • Soltanto due forme contrattuali, via l’articolo 18 per i nuovi assunti e no agli incentivi per le aziende che licenziano: ecco ulteriori dettagli sulla riforma del mercato del lavoro che il governo Renzi è pronto a varare.
    Si parte dall’abolizione dell’articolo 18: niente più reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa (ad eccezione dei casi di discriminazione), ma via libera al contratto a tutele crescenti. Inoltre oltre tale tipo di contratto ce ne sarà soltanto un altro: il contratto a tempo determinato, con l’abolizione di tutti gli altri tipi di rapporti di lavoro fin qui esistenti. Il contratto a tutele crescenti prevedrebbe anche uno sconto sul costo del lavoro rispetto al tempo determinato, in modo da invogliare le aziende a preferirlo. Però, in caso di licenziamento nei primi tre anni , tali incentivi dovrebbero essere restituiti allo Stato, mentre per il lavoratore che ha perso il lavoro, oltre all’indennizzo dell’azienda, ci sarebbe anche l’indennità di disoccupazione. Proprio quest’ultima dovrebbe essere estesa a tutti i lavoratori dipendenti: tale indennità avrebbe un limite massimo e una durata che potrebbe essere allungata a 24 mesi. Per riceverla, i lavoratori che hanno perso l’impiego dovranno però accettare i percorsi di formazione e le offerte di lavoro congrue: in caso contrario perderanno il diritto all’assegno.

    Scritto da Bruno De Santis.

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