Aprire un’attività: il riciclo dei rifiuti tecnologici

  • 15/09/2014
  • Gli strumenti tecnologici ormai hanno invaso il mondo: nella nazioni sviluppate sono davvero in pochi a non essere in possesso di uno smartphone, un tablet, un pc o altri prodotti simili. Allo stesso tempo la ricerca spasmodica dell’ultima novità in materia, genera un vorticoso ricambio di tali aggeggi: ma che fine fanno i prodotti tecnologici? Come diventano rifiuti? Chi li gestisce? Da queste domande nasce un’attività che in futuro potrebbe avere uno sviluppo importante: il riciclo dei rifiuti tecnologici. Per chi vuole mettere su un’impresa di smaltimento e riciclo di apparecchiature elettriche e elettroniche il periodo sembra essere quello giusto: i prodotti tecnologici non sono eterni, anzi hanno una vita breve; il numero di prodotti tecnologici destinati ad essere gettati via sono in aumento; la presenza di tali tipi di rifiuti pone un problema ambientale. In generale un’analisi di Frost & Sullivan, intitolata “European Waste Electrical and Electronic Equipment Recycling Market”, ha rilevato che il mercato dei rifiuti tecnologici ha prodotto entrate per 1,30 miliardi di dollari nel 2012 e stima che questa cifra raggiungerà quota 1,79 miliardi di dollari nel 2020. Soltanto in Italia si prevede una crescita annuale delle entrate per le società coinvolte nel riciclaggio dei RAEE pari al 2%. Per aprire un’attività di riciclo dei rifiuti tecnologici occorre seguire le stesse procedure per l’apertura di un’azienda di riciclaggio e smaltimento rifiuti: quindi inoltrare domanda alla Provincia competente, al Settore Ambiente e Energia, Servizio Gestione Rifiuti. Nella scelta del luogo dove far sorgere l’impianto bisogna poi tenere presente alcune limitazioni: occorre, infatti l’idoneità del sito che deve rispettare determinate caratteristiche; la lontananza da aree abitative; rispetto di norme di sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente.

    Scritto da Bruno De Santis.

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